Intervista a Massimiliano Ungaro

Il libro “Circles – Un Messaggio d’Amore da Atlantide” di Massimiliano Ungaro è da poco uscito sul mercato e NOI abbiamo incontrato l’autore per una breve intervista.

Salve Massimiliano, complimenti per la pubblicazione del libro, sappiamo che ti muovi in ambiti diversi a livello artistico, sei uno scrittore, un compositore e cantante, un performer, ci racconti chi è Massimiliano Ungaro?

Prima di tutto? Un viaggiatore. Sono una persona molto curiosa, e nel momento in cui ho messo a fuoco che è l’Esperienza ciò che più conta per la nostra Anima, ho intrapreso un viaggio verso me stesso. Verso il Sé, verso il dare e ricevere Amore attraverso ogni più piccola cosa che si fa e che emaniamo. Cos’è l’Amore? Essere sé stessi. La Vita non ci chiede altro: nel bene e nel male sii te stesso. Solo così impariamo chi siamo e quindi ad amarci ed accettarci.

Ci puoi raccontare quale è il tema principale del tuo romanzo?

Un po’ viaggio spirituale, l’esperienza dell’Anima, la ricerca delle risposte alle domande “chi sono? Che cosa ci faccio qui?” un po’ viaggio sciamanico, l’incontro con i Maestri, il loro contributo nel dare ognuno un pezzo della storia di Atlantide, un puzzle che solo a prima vista sembrava irrisolto. Circles – Un Messaggio d’Amore da Atlantide è un libro in cui le vite passate e l’Anima Gemella sono strumenti che ci aiutano in questo passaggio fondamentale: amarsi, riconoscersi, essere se stessi in questa vita attuale. Una semplice domanda “Chi sono?” che come un piccolo sassolino gettato sulla superficie di un lago dà inizio a tutta una serie di anelli concentrici, uno uguale all’altro e che si allargano e allargano mantenendo la stessa forma e le stesse caratteristiche, inglobando quanta più superficie del lago possibile, fino ad aprirsi e diventare parte del lago stesso. La risposta finale è che il treno passa fino a che non lo prendiamo.

Credi che le esperienze reali e quelle oniriche possano incidere nei comportamenti e assieme influenzare il futuro?

Bella domanda. Credo che l’Esperienza insegni prima di tutto a essere chiari con se stessi, a saper scegliere. Faccio un esempio. Sin da bambino a chiunque me lo chiedesse, rispondevo che da grande volevo fare lo scrittore.

Amavo quell’idea. E, da che ho imparato a scrivere, nei temi in classe mi sono sempre distinto, soprattutto per fantasia e creatività. Poi è arrivato il momento della scelta, l’indirizzo scolastico da intraprendere dopo la scuola media. Seppur attratto dalla musica, dall’imparare a suonare bene uno strumento, ma per il conservatorio, con il mio spirito libero, non ero proprio tagliato, ho scelto una tipologia di scuola che mi desse la possibilità di proiettarmi poi subito nel mondo del lavoro, quella che mi dava più chance. Ho scelto ragioneria. Le materie in cui andavo peggio, quelle in cui sono sempre stato puntualmente rimandato a settembre? Tecnica commerciale e ragioneria. Quella in cui mi sono sempre distinto ottenendo i migliori risultati? Italiano, soprattutto la parte scritta. La materia in cui ho fatto praticamente fiasco all’esame di maturità? Tecnica commerciale. Quella in cui ho dato la miglior prova, addirittura dell’intera sessione, almeno così mi è stato detto? Italiano scritto. Eppure… Conseguito il diploma sono diventato impiegato amministrativo. Dico eppure perché pur facendo bene il mio lavoro, avevo un talento che era rimasto inesploso.

Lì, latente. Allora, la Vita è fatta di occasioni, di saper prendere la palla al balzo, quando serve. Ma altre volte, in fondo, in realtà, io ho imparato che più di tutto la Vita è lì che aspetta noi. Ci attende. Come un amico che dice: “Io sono qui, so che ci sei e che ci arriverai, ti aspetto”.

Ed è così che andata. Nel momento in cui ho deciso di prendere in mano me stesso, ossia di ascoltare e ascoltarmi per ciò che realmente sono, tutto, e dico tutto,  anche se è un discorso un po’ complesso, si è mosso in quella direzione. Nell’aiutarmi a prendere le giuste decisioni. Nel mio cambio di Vita, di lavoro, di incontri e di persone, ho potuto crescere e sperimentare in prima persona le cose. Non più per convenienza o per paura, ma per vero sentire. Con il Cuore.

La fatica è uguale, le prove ci sono e ci saranno sempre, anche quelle che ti mettono in ginocchio e ti tengono giù e ancora più giù, per darti una lezione, per renderti più umile, ma almeno ne è valsa la pena, dico ogni giorno a me stesso quando mi alzo al mattino. Ne vale sempre la pena. Qualsiasi cosa succeda è il mio sogno, mio e di nessun altro. Quello che sento e che porto dentro sin da bambino.

Almeno il lottare mi insegna e mi aiuta a migliorare e migliorarmi nel mio sogno, nell’essere produttivo in questo senso. Aver saputo trasformare il mio sogno in obiettivo è ciò di cui più di tutto sono grato a me stesso. Da sogno a obiettivo, è un bel passaggio, no?

Quanto la natura umana e la spiritualità possono coesistere?

Non c’è separazione. Quanto detto nella precedente risposta vale anche per questa: la chiarezza. Quando siamo in sintonia con noi stessi non c’è separazione. Sia Corpo che Mente che Anima convergono, con Amore, in ciò che stiamo facendo o esprimendo. Siamo un insieme unico. Un’unica sinfonia musicale dove tutti gli strumenti compartecipano a renderla più bella. Essere spirituali per me significa proprio questo, amare quello che si fa.

Quanto bello è incontrare qualcuno che ama il suo lavoro: che sensazione dà? Non è affascinante? Non si rimarrebbe lì ore e ore a vederlo lavorare o ad ascoltarlo mentre ti spiega o ti mostra quello che fa? La semplicità stessa con cui gli riesce naturale farlo? Bene, è così che funziona. Ed è ciò su cui più di tutto ho voluto puntare con Circles, spiegare che la separazione è solo mentale. È un concetto, o un preconcetto. Mentre la natura Divina unisce le cose. Le semplifica, spiega tutto con semplicità, con Amore. Con la chiarezza. Come farebbe un bambino. Ed è così che ho scritto Circles, con il Cuore, l’unico strumento in cui non c’è separazione. Il Cuore è unico e uguale per tutti. Abbiamo tutti la stessa capacità di amare, non dobbiamo dimenticarcelo. I preconcetti e le definizioni stanno da un’altra parte.

Ci racconti come è avvenuto l’incontro con il tuo editore?

Beh, prima di tutto permettimi di dire che è stato davvero un bell’incontro. Mi si perdoni la banalità ma è stato proprio così. Per carità, quando ci si pone nei confronti della Vita come ricercatore, ossia, nel cercare di prendere ogni cosa con la prospettiva positiva che ogni esperienza serve per crescere o maturare qualcosa che darà più luce alla nostra esistenza, tutto viene vissuto, in qualche modo, con minor pesantezza. Ciò però non toglie il fatto che alcuni incontri, o esperienze, ci risuonano, e sono, più belli di altri. E Paolo Gidoni, che dopo aver letto il mio manoscritto mi ha contattato dicendomi che lo trovava affascinante, è soprattutto, come me e come Denis Prandin, la persona che si è occupata della bellissima copertina di Circles, un musicista, nel Cuore come nell’Anima.

E del modo in cui mi ha accolto e ha accolto Circles, gliene sarò sempre grato. Perché Circles è un libro che va fuori dalle righe, osa, osa molto direi, e Paolo ha saputo accoglierlo da artista, senza interferire di una virgola, lasciando ogni cosa come stava. Lasciandolo respirare. Senza etichettarlo o impacchettarlo. Perché un’opera artistica, dai libri alle canzoni, dalla pittura ai film, non dovrebbe mai essere standardizzata, ma sempre lasciata libera di esprimere se stessa. E di questi tempi una persona come Paolo è una cosa molto rara. A proposito, vi soffermate mai ad Ascoltare gli altri? Ad Ascoltare cosa esprimono veramente? È molto semplice, basta chiudere gli occhi e sentire la loro voce. Dentro, dentro ad essa, c’è tutto il loro mondo, la loro emozione. La loro Intenzione.

Si può capire anche se sono persone sincere o se mentono persino a loro stesse. Fatelo anche con i personaggi in tv. Cosa dicono veramente? E quando si è affinato il discorso, quando ci si è riabituati a sentire con le orecchie, collegate al Cuore, si può anche fare il passaggio inverso, registrarsi, una volta, e passare dall’ascoltare gli altri ad ascoltare la propria voce. A capire come stiamo veramente. È quella che io chiamo la prova del migliore amico. Non è mai facile essere prima di tutto amici noi di noi stessi. Comunque, quando ho ascoltato la voce di Paolo la prima volta al telefono l’ho subito abbinata a quella di Federico Fellini: una voce davvero simile. E Fellini era un sognatore, un artista, una persona sensibile ma anche in grado di tramutare il sogno in realtà e perciò avanti. Una somiglianza davvero importante.

Quali saranno le prossime mosse per promuovere il tuo racconto?

Al di là degli usuali canali di promozione, dalle piattaforme social ai vari eventi in cui vengo fisicamente inserito come autore, ciò che per me conta molto, e che è anche la mia fortuna, è l’essere in prima linea, il contatto con le persone. E occupandomi di pranoterapia e materie olistiche affini l’incontro con nuove persone non manca mai.

Per attrarre i lettori, cosa diresti loro riguardo il libro?

Che… un genitore non dovrebbe mai rubare la scena al figlio: se si accompagna il proprio figlio ad una gara o ad un saggio, non ci si dovrebbe mai mettere davanti ai riflettori per gridare ai quattro venti che il proprio figlio è migliore degli altri. Anzi, solo se viene richiesto, piuttosto, si dovrebbe spiegare che lo si è visto, il figlio, prepararsi diligentemente, tenere duro, impegnarsi, crederci fino in fondo, e che per questo, qualsiasi sarà il risultato, noi saremo fieri di lui. E, in questo senso, lascio spazio a chi Circles – Un Messaggio d’Amore da Atlantide lo ha già letto, a un lettore che di Circles, nel sito della casa editrice, ha scritto questo: “È un libro che ci insegna ad amarci e ad amare. Un libro da studiare e da vivere, non solo da leggere.”

Grazie.

Link cartaceo di cinquantuno.it

Link versione digitale su Feltrinelli

(in cui è presente anche la versione cartacea).